Da domani, 19 novembre, fino al 14 dicembre, la Galleria Russo di Roma, ospita la mostra “Fausto Pirandello. Opere dal 1923 al 1973”, un’antologica dedicata a una delle figure più interessanti della pittura italiana del Novecento.

La mostra, curata da Fabio Benzi e Flavia Matitti, è organizzata dalla Galleria Russo in collaborazione con l’Associazione Fausto Pirandello e con la Fondazione Fausto Pirandello.

Uno straordinario itinerario nella produzione artistica del pittore, dalle intense opere degli anni ’20 caratterizzate dalla ricca plasticità cromatica, fino ai corpi dalla carnalità sofferta dei bagnanti, dalle campagne riarse dal sole e le vibranti vedute dei tetti di Roma rese con una materia scabra e allo stesso tempo sontuosa, alle nature morte di grande sapore intimista.
Oltre ottanta tra dipinti a olio e pastelli ripercorreranno pressoché l’intera attività dell’artista (Pirandello muore nel 1975), in un percorso espositivo che permette di ricostruire il complesso rapporto del pittore con la realtà, pervasa di un senso di inquietudine, di attesa, di stupore e di straniamento.
Fra le opere più significative in mostra anche alcuni dipinti storici, come “Pastori” e “Testa di bambola”, esposte rispettivamente alla II Quadriennale di Roma del 1935 e alla III Quadriennale di Roma del 1939, e le Grandi bagnanti, esposte alla Biennale di Venezia del 1962.

“Il tema dei ‘bagnanti’ – scrive il curatore Fabio Benzi – fu certamente tra i più intensamente frequentati da Fausto Pirandello, fino al punto da renderlo uno dei caratteri maggiormente identificativi della sua pittura: si tratta di composizioni di carnalità espressa e dolorosa, quasi ineluttabile, di grovigli di corpi senza pudicizia e senza esaltazione, quasi esausti da una stanchezza esistenziale, ma poi a partire dagli anni Cinquanta accesi da colori più puri e brillanti”, come testimoniato in mostra dalla ricca serie dei pastelli di questo periodo.

L’esposizione metterà in evidenza le diverse tappe del percorso artistico di Pirandello, evidenziando il suo contributo all’evoluzione del linguaggio pittorico. Dopo aver contribuito ad esempio all’elaborazione del “tonalismo” della Scuola Romana (che diventerà patrimonio comune dei giovani pittori più innovativi degli anni Trenta), Pirandello “ne elaborò la soluzione materica e visionaria, spiritata e inquietante, attraverso figure spatolate, dalle posizioni e dai gesti quotidiani, ma come bloccati in composizioni ritmiche e innaturali”, come scrive Benzi.

Proprio gli anni Trenta diventarono per l’artista fondamentali per il periodo di ricerca e trasformazione anche per la fase successiva, come evidenzia il critico Francesco Leone: “La tormentata autonomia che aveva segnato il suo percorso artistico nel corso degli anni trenta facendone un singolare punto di riferimento nel contesto artistico italiano – scrive Leone –  con risultati eccezionali capaci di piegare anche le più intense indagini estetiche europee, più o meno recenti, alla sua originale endiadi materia incombente/forma ordinatrice, caratterizzò le ricerche artistiche di Pirandello anche nell’immediato dopoguerra”.

Quest’aspetto problematico del reale delle opere di Fausto – osserva Flavia Matitti – richiama gli scritti del padre Luigi. “Le sue nature morte, per esempio – ricorda la curatrice – sono popolate da oggetti miseri e misteriosi, spesso difficilmente riconoscibili, quasi il pittore volesse costringere l’osservatore ad affinare lo sguardo e a dubitare della verità della visione. Come in tante novelle di Luigi, agli oggetti sembra affidato il compito di rappresentare un senso di spaesamento esistenziale”.

 

Vademecum

19 novembre – 14 dicembre

Galleria Russo, Roma

Ingresso gratuito

Prenotazioni + 39 066789949

www.galleriarusso.com