“Per mostrare le emozioni per prima cosa devi dar loro una forma” (U. Lüthi).

Dopo le mostre Nothing to hide del 2010 e Art is the Better Life del 2016, per la terza personale in galleria di Urs Lüthi, dal titolo Aus der Serie der grossen Gefühle (dalla serie dei Grandi Sentimenti), OTTO Gallery di Bologna, sceglie di presentare per la prima volta in Italia, dopo le mostre realizzate da Studio d’Arte Cannaviello negli anni ’80, una parte meno nota, ma non per questo meno significativa, della ricerca artistica del grande maestro svizzero, la sua produzione pittorica.


Eclettico e multiforme, l’universo linguistico di Urs Lüthi si apre dagli anni 60 ad oggi alle più svariate forme mediatiche, che fanno della sua opera un insieme estremamente sfaccettato e complesso. Dalla fotografia alla scultura, dall’oggetto alle edizioni, dalla performance al video fino all’installazione, Urs Lüthi non tralascia la pittura che esplora nei primi anni 80 e per la durata di un decennio, sperimentando un nuovo linguaggio tra continuità e rottura.


Nelle grandi tele figurative dipinte ad acrilico e poste nelle sale espositive della galleria in dialogo con cicli diversi di autoritratti scultorei, campeggiano sovrapponendosi gli uni agli altri corpi femminili e maschili ora stilisticamente declinati come rappresentazioni foto-realistiche di nudi quasi classici, ora come figure comiche simili a fumetti o a divertite esecuzioni vicine all’elementarietà del graffitismo. E’ una pittura volutamente banalizzante e ironica, indifferente a tecnicismi e qualità estetiche primarie, che affronta il rapporto esistenziale, di senso tra l’individuo e la sua identità, il corpo e il suo doppio; ma soprattutto il medium pittorico in Urs Lüthi sembra deputato a dare forma e carne ai sentimenti e alle emozioni: gli universi emozionali legati all’amore e alla morte e le pulsioni umane universali più inconfessabili e profonde sono rappresentati in questa serie di autoritratti pittorici tramite una strategia di rispecchiamento dove l’immagine dell’artista diventa la metafora attraverso cui la condizione umana si mostra.


Parallelamente l’indagine pittorica nell’artista svizzero assume anche la forma di partiture decorative svolte con pittura nitida e impersonale: composizioni di campi di colore astratti creano sequenze di pattern geometrici che fanno da pendant alla pittura di corpi dando vita a dittici seducenti. Sono “opere in cui Lüthi compare misteriosamente avviluppato nella pienezza di una pittura scarna eppure concreta, quasi plastica o tattile nel suo linearismo, e in cui hanno trovato posto identità di altro tipo. […] e pur nella diversità di un linguaggio che pare essersi radicalmente trasfigurato, Lüthi rimane come sempre se stesso: ci sono l’azione, l’ironia e quella sua inequivocabile verve che trasforma l’ironica assurdità in un valore su cui meditare.” (L. M. Barbero, Just another travel for Lüthi).

Vademecum

18 gennaio – 10 aprile 2020

Bologna, OTTO Gallery Arte contemporanea

Info +39 051 6449845

www.otto-gallery.it