Courtesy of Alfons Mucha
Alphonse Mucha, Courtesy

Donne dai capelli sciolti o raccolti in acconciature alla pompadour, dagli sguardi sensuali e ingenui allo stesso tempo, sconosciute o icone di bellezza come l’attrice Sarah Bernhardt che, si dice, volesse farsi ritrarre solo da lui, Alphonse Mucha.

E sono proprie le donne, le protagoniste assolute dei dipinti, manifesti, opere decorative e disegni che si potranno ammirare fino all’11 settembre al Complesso del Vittoriano, nella prima grande retrospettiva a Roma dedicata all’artista che più rappresenta quel movimento artistico caratterizzato dall’uso di linee sinuose, forme floreali e richiami fitomorfi nato nella capitale francese della Belle Époque e poi diffusosi in tutta Europa, che va sotto il nome di Art Nouveau.

Il nucleo principale della mostra, curata da Tomoko Sato, è costituito da oltre 200 opere che ripercorrono in sei sezioni tematiche (Un boemo a Parigi, Un creatore di immagini per il grande pubblico, Un cosmopolita, Il mistico, Il patriota e L’artista – filosofo), il lavoro dell’eclettico artista ceco amatissimo dalla Parigi dei primi anni del Novecento tanto definire “à la manière de Mucha” il suo inconfondibile stile di interpretare l’immagine femminile.

Noto soprattutto per le sue opere grafiche, l’artista creò meravigliosi manifesti per le più importanti opere teatrali (come Gismonda, La Princesse Lointaine e Manifesto per Médée) e per le più famose campagne pubblicitarie dell’epoca. E molti di questi sono esposti nella mostra dove è possibile anche vedere, sempre dell’artista, i gioielli e i disegni preparatori degli arredi della Boutique Fouquet.

Alphonse Mucha (1860-1939) è considerato tra i più importanti e conosciuti artisti dell’Europa a cavallo tra Ottocento e Novecento tanto che nel 1904, durante una visita negli Stati Uniti, i giornali dell’epoca lo incoronarono come il più grande artista decorativo del mondo.

Ma mentre nel contesto dell’arte internazionale aumentava la sua fama, in Mucha crebbe  il desiderio di contribuire all’indipendenza politica delle Terre ceche e delle vicine regioni slave contese per secoli dalle potenze europee, tanto che l‘amore dell’artista per la propria terra e per gli ideali utopici si manifestò nel suo capolavoro, l’Epopea slava (1911-28). Un’opera colossale di venti tele (6×8 metri) che racconta i principali avvenimenti della storia slava e che venne realizzata tra il 1911 e il 1928 nel castello di Zbiroh a Praga, di cui sono esposti nella mostra ben dieci studi preparatori.

La retrospettiva, patrocinata dalla Regione Lazio e da Roma Capitale, è stata organizzata da Arthemisia Group in collaborazione con la Fondazione Mucha.

 

Vademecum

15 aprile – 11 settembre 2016

Roma, Complesso del Vittoriano – Ala Brasini

Biglietto intero € 14,50 (+ spese d’agenzia); ridotto€ 12,50(+ spese d’agenzia)

Info e prenotazioni +39 06 87 15 11

www.ilvittoriano.com